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Alleviare il dolore da sciatalgia con l'esercizio terapeutico.

2024-11-05 14:54

Massimiliano

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Alleviare il dolore da sciatalgia con l'esercizio terapeutico.

I pazienti possono trovarsi costretti a letto a causa del dolore. Tuttavia è importante sottolineare che non bisogna considerare tale riposo come trattamento...

 

Il concetto di "sciatalgia" o "sciatica" non presenta uniformità né consenso univoco nel campo medico-scientifico. Frequentemente, i termini "sciatalgia" o "sciatica" vengono impiegati erroneamente per descrivere un qualsiasi tipo di dolore localizzato nella regione lombare o nella gamba, creando confusione circa la vera natura dell'affezione. 

 

La sciatalgia è prevalentemente causata dalla compressione del nervo sciatico, che può essere provocata da un'ernia del disco (situazione in cui il nucleo polposo fuoriesce dalla sua sede naturale e comprime la radice nervosa) oppure da una protrusione (il disco proteso fuori dal suo spazio naturale invade il canale vertebrale, una condizione meno critica se comparata all'ernia). Queste due condizioni rappresentano circa il 90% dei casi di sciatalgia. 

 

Il nervo sciatico, un nervo misto con funzioni sia sensoriali che motorie, si origina dal plesso sacrale e comprende fibre derivanti dalle radici lombari L4 e L5 e dalle radici sacrali S1, S2 e S3. Con un diametro di 12-14 mm, si tratta del nervo di maggiore grandezza, ed è anche il più lungo dell'organismo se consideriamo i suoi rami terminali. 

 

Esso fuoriesce dalla grande apertura ischiatica e lungo la coscia innerva i muscoli semimembranoso, semitendinoso e bicipite femorale. Uno dei suoi rami lavora in combinazione con l'innervazione del muscolo grande adduttore. Giusto prima di giungere alla cavità poplitea, si divide in due rami terminali: il nervo tibiale - chiamato anche sciatico popliteo interno (SPI), e il nervo peroneale comune o sciatico popliteo esterno (SPE).

 

 

Se la pressione viene esercitata sulle radici nervose provenienti da L5, S1, S2 e S3, influenzerà il NERVO TIBIALE, noto anche come NERVO SCIATICO POPLITEO INTERNO (SPI). Il nervo tibiale (SPI) realizza funzioni sia motorie che sensoriali, avendo come ambito di competenza il lato posteriore della gamba. Esso rappresenta il più grande dei due rami terminali del nervo sciatico (in realtà, SPI e SPE sono completamente distinti fin dalla loro origine, non solo a partire dalla biforcazione del nervo sciatico, perché non sussistono scambi di fibre nervose tra i due nervi per l'intero tratto comune). In queste condizioni, il paziente incontrerà problemi nel camminare sulle punte dei piedi.


Se, invece, l'atto compressivo riguarda le radici nervose provenienti da L4, L5 e S1, sarà coinvolto il nervo peroneo comune o sciatico popliteo esterno (SPE). Questo nervo misto, dopo aver rilasciato il nervo cutaneo laterale del polpaccio quale ramo sensoriale dalla cavità poplitea, si dirige verso il lato della gamba per dividersi rapidamente, al livello del collo del perone, nei suoi rami terminali: il nervo peroneo superficiale e il nervo peroneo profondo. In questa situazione, il paziente avrà difficoltà nel camminare sui tacchi.


Il termine sciatalgia può essere utilizzato nel senso più ampio per descrivere un dolore che si propaga sulla parte posteriore e monolaterale dalla regione glutea all'arto inferiore lungo il percorso del nervo sciatico, indipendentemente dall'origine. Questo include, per esempio, anche la sindrome del piriforme.

 

Nell'individuare una radicolopatia lombare differenziandola da una compressione periferica, come la sindrome del piriforme, è fondamentale considerare il sintomo particolare di corrispondenza tra ogni radice nervosa compressa e una determinata sezione del corpo in stato di dolore. In altre parole, una compressione radicale non solo provoca dolore nel sito della compressione, ma anche sintomi di irradiazione unici e specifici in base alla radice nervosa coinvolta.

 

Di conseguenza, l'analisi delle aree interessate dalla radicolopatia lombare diventa cruciale. In particolare:

  • radici di L1-L2: innervano il muscolo ileopsoas e il paziente avrà difficoltà a portare il ginocchio verso il petto;
  • radici L3-L4: innervano il muscolo quadricipite con conseguente difficoltà ad estendere il ginocchio (soprattutto contro resistenza);
  • radice L4: innerva il tibiale anteriore limitando il paziente a flettere dorsalmente il piede (come per staccare la punta del piede da terra);
  • radici L5-S1: innervano i muscoli dell’estensore lungo dell’alluce, delle dita e i muscoli peronei così da creare debolezza nel movimento di eversione del piede (sollevare il bordo esterno del piede);
  • radice S1: innerva il tricipite surale comunemente chiamato polpaccio con conseguente difficoltà a salire, da in piedi, sulla punta delle dita;
  • radice S2: innerva i flessori delle dita.

 

In riferimento alle perturbazioni della sensibilità nelle rispettive aree dermatomeriche abbiamo:

  • radice L1: zona inguinale;
  • radice L2: centro della coscia;
  • radice L3: parte interna del ginocchio;
  • radici L5-S1: Radice L4: dalla coscia esterna fino alla parte interna del piedei muscoli dell’estensore lungo dell’alluce, delle dita e i muscoli peronei così da creare debolezza nel movimento di eversione del piede (sollevare il bordo esterno del piede);
  • radice L5: dalla gamba esterna fino alla zona centrale del dorso delle dita;
  • radice S1: parte laterale del piede;
  • radice S2: parte inferiore del tallone.

 

Alla luce delle conclusioni riportate, è evidente che in situazioni di grave sciatalgia, alcuni pazienti possono essere obbligati al riposo a letto a causa della sofferenza avvertita. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che tale riposo non dovrebbe mai essere considerato una soluzione effettiva a tale problema. 

 

Dopo un periodo iniziale, il corpo inizia un processo di recupero autonomo e il dolore comincia a diminuire progressivamente. Pertanto, non è opportuno suggerire o implementare il riposo a letto come unica risposta ad un generico dolore lombare.

 

Gli esercizi consigliati si differenziano a seconda del grado di compressione subito e possono concentrarsi su vari elementi chiave, inclusi il potenziamento del CORE per migliorare la stabilità generale, l'aumento della mobilità delle anche e dell'area pelvica e il rinforzo di parti muscolari vitali come il quadrato dei lombi, gli erettori spinali e i glutei come estensori dell'anca.

 

Comunemente, si osserva un ritorno alla normalità entro un periodo di 2-3 settimane, variabile in base all'intensità del trauma riportato (livello di compressione).

 

MM
 

 

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